Sono le 22.43 di una domenica di qualche settimana fa.
Sul mio cellulare compare un messaggio whatsapp proveniente da una signora di origini magrebine, mamma di un ragazzino che frequenta spesso gli spazi del Pianacci.
E’ una richiesta di aiuto per suo papà, che è in pericolo di vita ed ha necessità di una “macchina” particolare, e le possibilità economiche consentono, forse, di prenderne una usata.
Chiedo qualche dettaglio in più, giusto per indirizzare al meglio la ricerca, ed il giorno successivo mi viene indicato il tipo preciso di apparecchiatura.
Faccio qualche telefonata, è un’apparecchiatura che nei suoi diversi modelli ha costi variabili tra 600 e 3000 euro, e non c’è un “mercato dell’usato”.
Le scrivo che aldilà degli aspetti economici (che in qualche modo si può provare a superare) l’unico modello disponibile (da 800 euro) può essere consegnato se tutto va bene in tre giorni.
La signora mi risponde con un dettaglio che non ha ancora precisato: il papà è nel suo paese d’origine, e lei ha il volo prenotato per il giorno successivo…
non ci sono i tempi…
la chiamo, per capire se ci possono essere alternative, ma non ce ne sono…
nel corso della breve chiacchierata mi rivela il motivo per il quale si è rivolta a me, anche se ci siamo solo incrociati, casualmente, di tanto in tanto…
“Abito qui da qualche anno, mi dice, e mi salutano solo i miei paesani…tu e tua moglie invece mi salutate sempre, ed ogni volta con un sorriso…ho pensato che una persona che non ti conosce e ti saluta con un sorriso è una persona con un cuore grande…”.
Mi commuovo, comprensibilmente, e provo a scusarmi per non essere riuscito a risolvere il suo problema…
la sua replica mi commuove ancora di più…
“Non devi scusarti, tu mi hai risposto, hai cercato di aiutarmi…da oggi sarai sempre presente nelle mie preghiere”…
Mi mancano le parole, la ringrazio, e mi spiace ancor più non essere riuscito a trovare una soluzione concreta…
Da allora ad oggi il suo whatsapp non è più tornato attivo, probabilmente è ancora nel suo paese d’origine, accanto a suo papà che spero possa aver trovato nell’ospedale in cui è ricoverato i supporti anche tecnologici necessari a superare le sue difficoltà o ad affrontare con minori sofferenze i suoi ultimi giorni…
e mi sembra naturale, di tanto in tanto, rivolgere un pensiero a lei, a suo papà ed a chi, lassù, può decidere i loro ed i nostri destini…
Ho deciso di raccontare questo episodio (con tutta la riservatezza dovuta) perché forse può aiutare chiunque abbia occasione di leggerlo a capire appieno, come è capitato a me, il valore che può avere un sorriso, un semplice sorriso…
un gesto che non ci costa nulla e che può avere un valore immenso…
anche quello di aiutare chi proviene da paesi lontani a sentirsi meno “invisibile” e più parte viva della nostra comunità…
e scusate se è poco…
