i Mondiali in Cile del ’62, la raccolta delle figurine, quella volta che “rubai” 10 lire “alla Teresina” e la fermezza, senza se e senza ma, di mio papà…
Era il 1962, avevo 8 anni…
in Cile si disputavano i Mondiali di calcio ed io, come tanti altri bambini, avevo iniziato a riempire l’album delle figurine delle varie nazionali (Edizioni Lampo, poi soppiantata dalla Panini).
A quei tempi abitavamo a Lurago, in una casa sul piazzale del distributore di benzina gestito da mio papà, a circa 500 metri dall’edificio che ospitava le scuole elementari e gli uffici comunali..
Sulla strada, a poche decine di metri dalla scuola, c’era “il negozio della Teresina”.
Un negozio in cui potevi trovare di tutto: articoli di cancelleria, biglietti augurali, caramelle, libri di scuola…
il marito, Peppino Fumagalli, si occupava invece dei fiori, da quelli recisi, alle piante, alle corone funebri.
All’esterno, leggermente sulla destra rispetto alla porta d’ingresso, c’era la “macchinetta delle figurine”.
Era molto simile a quella degli chewing gum…
mettevi dieci lire, giravi la manopola metallica e “la macchinetta” faceva scendere, quasi magicamente, una bustina con le figurine dei campioni…
a volte la macchinetta si inceppava, bloccando la manopola metallica…
a volte “mangiava” la moneta da dieci lire, senza far scendere l’agognata bustina…
ma non c’era da preoccuparsi…
bastava dirlo ”alla Teresina”, e lei avrebbe rimediato prelevando, da una scatola gelosamente custodita sotto il banco, una bustina in omaggio, come risarcimento immediato al danno subito…
bene, “quel giorno” era uno dei giorni in cui mio papà, prima di andare a scuola, mi aveva dato le dieci lire per le figurine…
tornando da scuola, a metà pomeriggio, mi fermai davanti al negozio “della Teresina”…
misi le dieci lire nella macchinetta, feci girare la manopola…
ed ecco, come d’incanto, scendere nell’apposito vano la bustina con chissà quali campioni…
magari era un giorno fortunato, e non avrei trovato “doppioni”…
non so perché, ma d’improvviso decisi di non aprire la bustina, la nascosi rapidamente nella tasca dei pantaloni, ed entrai nel negozio…
dissi “alla Teresina” che la macchinetta mi aveva mangiato le dieci lire…
e lei, immediatamente, quasi scusandosi, aprì la preziosissima scatola con le bustine omaggio…
il cuore mi batteva forte per l’emozione…con una sola moneta da dieci lire ero entrato in possesso di ben due bustine di figurine…
Percorsi i 500 metri fino a casa con il cuore a mille per la gioia…
vidi mio papà nel chiosco della stazione di servizio, e senza esitare andai subito a raccontargli, eccitatissimo, come fossi riuscito ad avere due bustine al prezzo di una…
Sono trascorsi già 55 anni, ma ricordo ancora, nitidamente, lo sguardo di mio papà…
prese dal cassetto una moneta da dieci lire e mi disse, con tono che non ammetteva repliche: ”Lascia qui la cartella, torna ‘dalla Teresina’, e dille che le restituisci le dieci lire che le hai rubato”…
Quei nuovi 500 metri mi sembrarono interminabili, li percorsi ancora con il cuore a mille ma stavolta non era per la gioia…
ero angosciato…come avrei potuto dire “alla Teresina”, che spesso mi regalava qualche caramella, che le avevo rubato dieci lire…
Ma non avrei potuto non farlo, mio papà avrebbe di certo verificato…
fu probabilmente il mio primo, difficile banco di prova…
con la sua fermezza mio papà, in modo semplice ma efficace, mi aveva trasmesso un insegnamento che è rimasto sempre ben impresso nella mia mente…
un ricordo nitido, per nulla mitigato dal sorriso (accompagnato dal rituale ‘non farlo più’) che mi regalò “la Teresina” al termine della mia confessione…
La “punizione” (divina?) più pesante arrivò qualche tempo più avanti.
La casa editrice, per consentire il completamento dell’album, aveva previsto un bonus, utilizzabile una sola volta: a fronte di alcune “prove d’acquisto” avrebbe provveduto a spedire le figurine mancanti, con un limite massimo (mi pare) di tre figurine.
A me ne mancava una sola, quella di un giocatore della nostra nazionale, Paride Tumburus, difensore del Bologna.
Spedii le prove d’acquisto richiedendo esclusivamente “quella” figurina…
qualche tempo dopo la postina, la signora Andreina, ci consegnò l’attesa busta dell’editrice Lampo.
L’aprii…
conteneva, con la lettera di ringraziamento dell’editore, una sola figurina…
era quella di un giocatore della nostra nazionale…
ma non era quella di Tumburus…
era quella del centrocampista Giacomo Bulgarelli, certo, pure lui militante nel Bologna, ma non era “il mio Tumburus”…
per uno strano, e credo meritato, scherzo del destino, il mio album dei Mondiali del 1962 non fu mai completato…
e mi piace pensare che lassù mio papà Peppino sia andato a cercare “la Teresina”, per farle leggere questo racconto e divertirsi un po’ alle mie spalle…
già mi pare di sentirlo…
“T’è vist sel capita a rubà i danèe…???”…