La Regione Liguria vanta un sicuro e documentato “primato”: è la regione “più vecchia” d’Europa…
Come evidenzia “Il Secolo XIX”, ne consegue un inevitabile incremento delle iniziative locali che puntano alla “silver economy”, il business legato ai servizi per la popolazione “over”.
Il dato però sottolinea uno squilibrio che rischia di penalizzare la fascia più giovane della popolazione che è rimasta in questo territorio.
Nel suo servizio, “Lunga vita ai liguri”, pubblicato lo scorso 18 febbraio, la giornalista Silvia Pedemonte, avendo necessità di sentire un esponente della fascia più anziana della popolazione, ha pensato di rivolgersi a me…
Da una settimana, quindi, sono ufficialmente e pubblicamente…”un vecchio”…
D’altro canto, niente da dire…
la carta d’identità “denuncia” senza possibilità di errore che fra una ventina di giorni entrerò, ahimè, nel “club dei settantenni”…
Qui sotto l’intervista pubblicata dal “Secolo XIX”.
IL SECOLO XIX,
18 febbraio 2024
L’intervista realizzata da Silvia Pedemonte
CARLO BESANA – Lo storico farmacista del Cep sta per compiere 70 anni.
“LA SANITA’ E’ LA NOTA DOLENTE. QUI SI VIVE BENE E A LUNGO ANCHE GRAZIE AL CLIMA MITE”
«Lo sappiamo: anche senza certificazione Eurostat: già si poteva intuire semplicemente guardandoci attorno.
Genova è una città di anziani, sì. E i vecchi sono vecchi, diciamolo: io rispetto a dieci anni fa, faccio assai più fatica».
Carlo Besana il 14 marzo compie 70 anni: origini lombarde, una vita da farmacista, da giocatore, allenatore e dirigente di basket e soprattutto di impegno sociale prima a Como con l’Unicef e poi, a Genova, al Circolo Arci Pianacci al Cep di Pra’, fra infinite iniziative e la strada condivisa con don Andrea Gallo.
Besana è un’istituzione.
Genova è la città dove i residenti hanno l’età media più alta d’Europa ma è anche una città per anziani?
«C’è un ragionamento da fare, a monte: Genova in realtà è difficile che venga percepita come una città perché, almeno a mio modesto avviso, è frammentata in tanti quartieri. Chi è a Pegli, chi é in Valpolcevera ancora oggi dice “Vado a Genova”, quando deve spostarsi verso il centro. E questa frammentazione fa sfumare un po’ il senso di appartenenza. Ogni quartiere ha sue specificita. Difficile dare una risposta per tutti».
Al Pianacci ci sono tantissime iniziative per gli anziani. La risposta c’è?
«Assolutamente sì. In una zona che non è raggiunta dalle iniziative di realtà come l’Auser abbiamo proposto attività culturali, aggregative per gli over. Con successo. Dico anche che è più facile coinvolgere gli anziani piuttosto che i giovani».
Perché?
«Perché questa città non è in grado di dare ai ragazzi le risposte che vorrebbero. Rimanendo solo al capitolo del tempo libero: non ci sono i locali di città come Milano. E nemmeno il Palasport potrà essere la soluzione per concerti che hanno bisogno di spazi ben più ampi».
Con l’età aumentano gli acciacchi. La risposta della sanità è adeguata?
«Questa è una delle note davvero dolenti ma, con onestà, va detto che è un problema che riguarda tante altre regioni. Ho amici in Lombardia, la situazione è del tutto analoga, con liste di attesa interminabili. Comunque, vediamo casi incredibili».
Per esempio?
«Una persona diabetica che collabora con noi al Pianacci ha fatto richiesta per una visita, abbastanza urgente, che deve fare. Quando ha avuto l’appuntamento? A fine 2025. Lui, con ironia, harisposto: “Se sopravvivo, ci vediamo”. È pazzesco. Solo pochi possono rivolgersi ai privati e queste liste d’attesa infinite sono uno dei grandi problemi».
Tolta la sanità quali sono i pro di Genova, per un anziano?
«Se l’età media è così alta vuol dire anche che si vive a lungo. E il clima, in questo, svolge una funzione chiave. Su dodici mesi all’anno dieci hanno temperature che consentono di stare all’aperto, anche semplicemente per fare una passeggiata, magari accanto al mare. Non è poco».
