Moussa Sangare, 30 anni, è un cittadino italiano, originario del Mali.
Ha confessato di essere lui l’assassino di Sharon Verzeni, colpita a coltellate mentre faceva jogging, senza un motivo.
Era già stato segnalato per minacce e maltrattamenti ad altri componenti della sua famiglia, ma non si era ancora messa in moto la farraginosa macchina dei servizi sociali.
Riccardo,17 anni, è di Paderno Dugnano, cittadino italiano, ed ha confessato di essere lui l’assassino (a coltellate) del suo fratellino di 12 anni e dei due genitori.
Un “ragazzo modello”, la mamma lo definiva “il mio Einstein”.
Non spiega il motivo di questo raptus, dice solo che si sentiva emarginato in famiglia…
Qual è la differenza tra i due casi?
Direi nessuna, fatte salve le reazioni sui social, in particolare nel settore “letame”…
Nel primo caso infatti si è messo immediatamente in moto il “letame social”, aperto dal “solito noto” (30 minuti dopo l’arresto), con commento che ha sottolineato l’origine nordafricana (anche se il Mali non si trova in nordafrica, ma quello che conta è “africanizzare” il colpevole) e con la solita domanda di indegna, ignobile speculazione da volgare propaganda politica: “Sono questi i nuovi italiani che vogliamo?”
Entrambi i giovani sono italiani, il raptus che li ha resi assassini non ha nazionalità né confini, può colpire chiunque, come accade da sempre, anche prima che nascessero i social.
Gli italiani che io invece non vorrei sono proprio quelli che, da seguaci dell’ignobile “gladiatore” (al mio segnale scatenate l’inferno social) danno volume e seguito al suo “letame”…
ecco, questi sono gli “italiani” che non vorrei…
vera e propria monnezza italica…
