Fino a ieri pensavo che il (mio) ricordo più triste di Sanremo 2024 potesse essere l’immagine di Umberto Tozzi che, oltre a fingere di suonare la chitarra, nel duetto con i Kolors si dimentica letteralmente un’intera strofa di una sua “storica” canzone…
Poi però, a spostare Tozzi dal gradino più alto del podio, è arrivato l’ambasciatore di Israele, con la sua protesta vibrante per l’appello di Ghali, “Stop al genocidio”, in quanto, a suo dire, il palco di Sanremo sarebbe stato sfruttato per “diffondere odio e provocazioni in modo superficiale ed irresponsabile”.
Ghali ha risposto ieri, durante la diretta di “Domenica In”, con un intelligente approfondimento del suo legittimo pensiero, con la successiva aggiunta di Dargen D’Amico, bloccato da una preoccupata Mara Venier che poi sarà costretta a leggere un comunicato di “dissenso RAI”…
Qualcuno storce il naso sul fatto che un evento di “canzonette” possa essere “inquinato” da argomenti che nulla hanno a che fare con la gara…
Forse occorre un esercizio di memoria…
Nel 1967 Adriano Celentano e Claudia Mori con “La coppia più bella del mondo”, nel bel mezzo della discussione sul divorzio, cantavano così:
“Il vero amore
Per sempre unito dal cielo,
nessuno in terra,
anche se vuole,
può separarlo mai…
l’ha detto Lui!”.
Tre anni dopo, in un periodo caratterizzato da una sequenza infinita di scioperi, la stessa coppia vinse il Festival 1970 con “Chi non lavora non fa l’amore”, brano che così recitava:
“Arrabbiata lei mi grida che
ho scioperato due giorni su tre..
Coi soldi che le dò non ce la fa più
ed ha deciso che,
lei fa Io sciopero contro di me!
Chi non lavora non fa l’amore!”
alzando ulteriormente il tiro in una strofa successiva:
“C’è il caos nella città.
Non so più cosa far!
Se non sciopero mi picchiano!
Se sciopero, mia moglie dice:
Chi non lavora non fa l’amore!”.
Quella del Festival, con i suoi milioni di telespettatori allora come oggi, è sempre stata una vetrina importante per riferimenti all’attualità, con tutto il diritto di una persona, artista o meno, di far conoscere il suo pensiero, che sia con una canzone o con un sintetico appello durante l’esecuzione.
Con buona pace di coloro che oggi gridano allo scandalo per un “evento di canzonette” trasformato in un “pulpito politico” e, soprattutto, con buona pace dell’imbarazzante ambasciatore d’Israele.
Al quale probabilmente non piace che un giovane, seguito dai giovanissimi e non solo, possa esprimere, in un importante contesto mediatico, un concetto tanto profondo quanto semplice da capire per tutti.
Così infatti ieri, in diretta, ha replicato Ghali:
”Sono nato con Internet. Da quando ho 14 anni scrivo canzoni su quello che sta succedendo, non dal 7 ottobre…Questa cosa va avanti da un po’…
Lì ci sono di mezzo dei bambini, io ero un bambino che sognava ed ora sono arrivato quarto a Sanremo.
Tra quei bambini che stanno morendo chissà quante star, quanti dottori, quanti geni ci sono…”.
Con la mia personale “ola” per un ragazzo che arriva alla grande ribalta televisiva ed assume una posizione tanto scomoda quanto nobile, la solidarietà verso giovani e giovanissimi che non avranno più le opportunità, che ha avuto lui, di superare gli ostacoli di una vita difficile e riuscire comunque a realizzare i loro sogni…
