Sabato 26 ottobre 2024, Lurago d’Erba: c’è in programma la cena dei luraghesi nati nel 1954, non posso mancare.
Parto da Genova evitando per un soffio il diluvio che di lì a poco avrebbe creato parecchi danni e, ironia della sorte, si cena alla trattoria “da Noè”, con i tavoli immersi in un’arca piena di ricordi…
Il “diluvio” si manifesta però nel corso della serata, sotto forma di un’infinita serie di miei ricordi ed aneddoti, che fanno un’incolpevole vittima: l’amica Emanuela Prosperi, cui la malevole sorte ha voluto assegnare un posto a tavola accanto al mio…
ma andiamo con ordine…
ho lasciato Lurago d’Erba 32 anni fa; lì ho vissuto tutto il periodo spensierato dell’infanzia e dell’adolescenza, il periodo universitario, gli inizi col basket, l’ingresso nel mondo del lavoro, i primi nove anni (su 41…) della bella storia con Susanna…
I miei coetanei che in questi anni hanno continuato a vivere a Lurago o nei dintorni, hanno di certo metabolizzato da tempo le emozioni che si possono provare passando (a loro capita spesso) accanto alla vecchia scuola o ad altri luoghi iconici della propria giovinezza…
a me invece capita di passarci una, massimo due volte l’anno…
e queste emozioni si susseguono, su piani diversi, con un preciso ordine cronologico, questo…
Lasciata la superstrada, si arriva rapidamente al rettilineo di Inverigo, a metà del quale c’è la farmacia che ho gestito per 6 anni, prima del trasferimento a Genova…
un’attività nella quale ho avuto il piacere di dispensare i miei consigli professionali a molte persone di Inverigo e Lurago che mi avevano visto crescere…
il mio “trampolino di lancio” definitivo per lo sviluppo della mia attività professionale ed imprenditoriale…
Poche centinaia di metri più avanti sulla sinistra non passa inosservata l’insegna della pasticceria Fumagalli, che si affaccia sulla strada immersa in un complesso residenziale in via Dante, nel quale si trova l’appartamento dei miei primi 4 anni di vita matrimoniale con Susanna…
Ancora poche decine di metri e, sempre sulla sinistra, ecco la sede della SOS, la pubblica assistenza del paese, una struttura che, molti anni fa, per me ed i miei compagni, fu la sede delle scuole medie, in attesa della costruzione del nuovo complesso scolastico…
gli anni in cui si completa la scuola dell’obbligo e si effettuano le scelte degli studi successivi, le prime scelte importanti, che andranno a condizionare non poco il proprio percorso di vita…
Sul rettilineo di via Roma, ecco l’inconfondibile sagoma del palazzo comunale, che all’inizio degli anni ’60 ospitava le scuole elementari, con l’indelebile ricordo dei maestri (la maestra Ferrari, il maestro Aguglia ed il maestro Citterio) che accompagnarono il percorso del nostro primo quinquennio scolastico, con un deciso primo imprinting sulla nostra formazione come studenti e come persone…
un periodo nel quale le classi erano rigorosamente o maschili i femminili, i banchi erano di legno, a due posti, con due calamai (in vetro) per l’inchiostro che veniva regolarmente riempito dal mitico bidello Paolo Crotta…
Ancora poche decine di metri, ed ecco il negozio di “Teresina”, nel quale si poteva trovare di tutto (soprattutto le figurine dei calciatori, con il “distributore” – tipo quello dei chewing gum – a 10 lire per ogni bustina…).
E pochi metri più in là il “Crocino”, quel cortile in cui ho trascorso 21 anni, dal dicembre 1967 fino al 29 febbraio 1988, giorno in cui io e Susanna ci siamo sposati.
Una posizione ideale, a pochi passi dall’oratorio, in cui oltre al divertimento quotidiano ho mosso i miei primi passi cestistici.
Infine, spingendosi ancora un po’ più in giù (circa 400 metri) si arriva a “San Rocco”, con il distributore di benzina che fu gestito da mio papà e mia mamma, la casa in cui abbiamo vissuto dal 1955 al 1967 e quel cortile che mi ha visto passare dall’infanzia, la più tenera, all’adolescenza…
Ognuna di queste “tappe” avvia un flusso di ricordi che generano in me, ogni volta, forti emozioni…
chi ha continuato a vivere qui ha potuto fruire della naturale assuefazione che fatalmente si accompagna alla continua, quasi quotidiana, visione di questi luoghi…
per me invece ogni volta, a distanza di un anno o anche più, si rinnova questa “magia del ricordo”, che altrettanto fatalmente con l’avanzare dell’età si fa maggiormente sentire…
perché ho fatto questa lunga premessa?
beh, forse per provare a “giustificare”, in qualche modo, tutto quello che segue…
sabato, una volta arrivato a Lurago, ho raggiunto la chiesa nella quale si è celebrata la S. Messa, occasione per ricordare i nostri coetanei che ci hanno lasciati troppo presto.
Anche qui l’emozione di tornare nella chiesa in cui da ragazzino ho fatto il chierichetto, con il privilegio di essere stato “scelto” dal prevosto, Don Spirito Colombo, per le letture, alle quali mi preparava il sabato pomeriggio, cercando di insegnarmi le giuste pause, l’impostazione della voce per riuscire a trasferire al meglio la lettura ed il suo significato a chi l’avrebbe ascoltata.
La chiesa era piena e con lo sguardo ho cercato di individuare chi, tra i fedeli presenti, potesse essere uno dei miei coetanei…
”quello è forse…no, probabilmente dev’essere…no, non c’entra nulla, non è uno dei ‘nostri’…”.
Tutto rimandato all’uscita dalla chiesa e, pochi minuti dopo, alla vicina “Baita degli Alpini”, per l’aperitivo preparato da Luigi Mauri in quello che è il “regno” di Flaminio Colombo, impeccabile organizzatore, con Maurizia Mattei, di questo evento che si ripete ogni 5 anni.
Con la piacevole sorpresa (giornata freddina) di una provvidenziale, e ben funzionante, stufa a legna, che fa pure atmosfera…
Ci trasferiamo “da Noè”, e lì troviamo tutto il resto dei partecipanti…
C’è anche, come sempre, Daniela Corti…
suo papà era il titolare dell’omonima azienda dolciaria, che si trovava proprio a metà strada tra il “Crocino” e la piazza della Chiesa….
e percorrendo quell’impervia salita si veniva piacevolmente inondati dal piacevole profumo “che sapeva di dolci”…
ogni volta che rivedo Daniela, al piacere dell’incontro si aggiunge, per un curioso meccanismo riflesso, la percezione di sentire, di nuovo, quel piacevole profumo che sa di dolci…
Il profumo dei ricordi diventa ancora più intenso quando mi dicono che le due ragazze che si occupano del servizio ai tavoli sono le figlie di Angelino Chioda…
La famiglia Chioda abitava alla cosiddetta “Ca’ de Biss”, non molto distante dal distributore di benzina di mio papà.
Ricordo la frequentazione di casa nostra, fin da quando ero piccolo, di tutti i fratelli Chioda (papà e zii delle due ragazze).
Guido, scapolo impenitente, lavorava alla Cementeria di Merone e nel tempo libero dava una mano a mio papà; Giovanni e Cecco rifornivano di vino tutta la zona, compresa casa nostra; Francesca, che mancò a soli 47 anni, abitava proprio di fronte al distributore di benzina, avendo sposato Angiolino, figlio di Lena e di Felice, il vecchio “cavagnin” del paese, che aveva trasferito al figlio tutta l’arte del vimine; Paolo (o meglio: Paolino), il più mingherlino, copia esatta della mamma (la nonna delle ragazze), di origini bergamasche, che si esprimeva intervallando spesso al dialetto brianzolo anche lunghe espressioni in dialetto stretto bergamasco e che, nel solco della tradizione contadina di quei tempi, pretendeva, ed otteneva, senza discussioni, l’ultima parola con i suoi figli…
Angelino, purtroppo interista come mio papà, era imbianchino e per lavoro utilizzava la sua Fiat giardinetta.
Nei primi anni ’60 non avevamo la macchina ed Angelino prestò a mio papà la sua “giardinetta” affinché potesse venire a trovare me, mia sorella e mia mamma in vacanza a Marina di Massa, unica occasione in cui mio papà riuscì a condividere una giornata di vacanza con noi.
L’emozione di incontrare le figlie di Angelino (con l’immediata apertura dei microchips dei miei ricordi) si è aggiunta alla loro emozione, perché qualche anno fa avevano letto, emozionandosi, un mio racconto che parlava proprio della loro famiglia…
Insomma, lo si può facilmente intuire: un tourbillon di emozioni che è andato oltre il piacere e l’emozione di rivedere persone e volti di una parte piacevole del mio passato e che ha inevitabilmente scatenato la mia letale fibrillazione…
A farne le spese è stata, incolpevolmente, la “povera” Emanuela Prosperi, cui la malevole sorte aveva assegnato un posto a tavola accanto al mio…
Ricordo chiama ricordo, con chi è più vicino (Lucia davanti a me, Dolores ed Ermanno alla mia sinistra, Emanuela alla mia destra) ) si parla un po’ di tutto ed affiorano racconti ed aneddoti, compresi paragoni tra divertenti avventure e “disavventure” legate ai primi ingenui approcci amorosi, ben lontani da quelli più immediati delle nuove generazioni…
Generazioni che hanno il vantaggio di poter fruire di un’infinità di opportunità tecnologiche che facilitano il mantenimento dei contatti, anche a distanza, ma che, probabilmente, tolgono qualcosa alla profondità delle relazioni dirette tra le persone cui eravamo, per nostra fortuna, giocoforza costretti dai tempi e che hanno contribuito non poco alla nostra formazione.
Un discorso “da vecchi”???
Può darsi, può anche essere che sia il costante appunto che si rinnova ad ogni nuova generazione all’insegna del “noi eravamo meglio, questi giovani invece…”…
Come dicevo, un bailamme di racconti, riflessioni, aneddoti cui non mi sono sottratto…
Credo di non essere stato zitto un solo secondo, soprattutto per la “gioia” di Emanuela, il cui orecchio sinistro era a pochi centimetri dalle mie esuberanti corde vocali…
la perfetta, inconsapevole, vittima designata…
Così catturato dalla successione dei racconti da scordarmi letteralmente della fotocamera, dimenticata nel baule della macchina…
l’impegno di scattare foto avrebbe di tanto in tanto interrotto il fiume di parole…
invece…
Sono certo che, fra cinque anni, prima della cena ufficiale per i 75 anni, Maurizia e Flaminio organizzeranno, per i “locali”, un singolare concorso a premi: l’ultimo in classifica “vincerà” il posto a tavola accanto al mio…
ma potrebbe anche esserci l’opzione B…
spero non capiti, o che capiti il più tardi possibile…
ma se capita (l’età è tale da rendere sempre più probabile tale evenienza…) che io fra cinque anni sia presente, non fisicamente ma solo tra i nomi di coloro che verranno ricordati per essersene andati troppo presto…
beh, nessun problema…
da qualche parte, lassù, troverò il modo di seguire la cena e di farmi coinvolgere nuovamente da ricordi, aneddoti, avventure e divertenti disavventure amorose…
Chissà chi mi capiterà di fianco, forse qualcuno messo occasionalmente “in punizione” dal Padreterno…
Il malcapitato, o la malcapitata, si domanderà cos’avrà fatto di così grave da meritarsi tale punizione…
beh, rispetto ad Emanuela potrà godere di un indiscutibile vantaggio…
visto il contesto, avrà di certo un’eternità di tempo per farsene una ragione…
La cena del 2019
all’articolo del 27 ottobre 2024
“1954: la classe non è acqua”