5 dicembre 2016
(Matteo Renzi lascia la Presidenza del Consiglio)
Leggo una marea di commenti di commozione per quello che sarebbe stato un “discorso da grande leader”.
Capisco la necessità di trovare, nella comprensibile, cocente delusione da sconfitta, un motivo di “soddisfazione”…
Francamente, mi fa un po’ ridere…
Renzi ha diviso il PD (partito che peraltro ho votato più e più volte), ha diviso il paese con una folle gestione del referendum (grazie Jim Messina, uno specialista delle sconfitte con uscita di scena immediata) e si prende il “merito” di lasciare il paese meglio di come l’ha trovato.
Se la canta e si applaude da solo. Patetico.
Stavo per affrontare la fatica di un “pensiero” più articolato, ma per comodità posto qui una selezione di commenti ai quali non posso aggiungere una virgola.
Compreso il “cazzeggio finale” (non è mio, è di Lorenzo Tosa, ma vorrei averlo scritto io…)
(cit. Paolo Gozzi)
Il discorso di Renzi incarna perfettamente il motivo della sconfitta. È il discorso di uno che personalizza tutto, che vorrebbe tifosi al posto di elettori, che pretende una campagna elettorale continua. Il PD ha cromosomi diversi, nonostante tutto il male che gli state facendo.
(cit. Roberto Pani)
C’è un tema di grammatica istituzionale in questa strana crisi, detonata da un referendum che avrebbe dovuto essere costituzionale e non politico: un governo non si dimette perché il presidente del consiglio è deluso dal risultato, o perché vuole fare un beau geste, al netto dell’inusuale gesto di dignità politica che ha preso atto di una sconfitta che suona come una bocciatura, il rispetto delle regole è sostanza e non mera forma: un governo si dimette quando non ha più la maggioranza in parlamento e Matteo Renzi – fino a prova contraria – quella maggioranza ce l’ha ancora. Quindi penso che Mattarella, che è costituzionalista e non improvvisatore pasticcione, valuterà se rinviare il governo alle camere per il voto di fiducia. Certo, resta il fatto che lo stesso Renzi, col cappello da segretario PD potrebbe togliere la fiducia al suo stesso governo (sarebbe il primo caso nella storia?) oppure potrebbe essere che la minoranza PD divenga da oggi maggioranza sull’onda del referendum, e gli tolga la fiducia. Non è dato sapere. Ma una crisi senza un passaggio parlamentare evoca un presidenzialismo che in Italia non esiste. My two cents, si intende.
(cit. Giorgio Scarfì)
Ha detto: ” ho perso” non ” ho sbagliato”. Non una parola sui suoi errori. Un discorso ammiccante e piacione che non va al nocciolo della situazione. Per uno che faceva della velocità e dei risultati il suo stile non ha capito che non portare i risultati è il motivo della sconfitta. E scegliere la riforma della costituzione come argomento per confondere le acque è davvero un grave errore che pagheremo tutti.
(cit. Enrico Testino)
Un’ altro dato che acquisisco e mi metto in testa è che, ormai con prova provata, per prender voti nelle competizioni elettorali… la TV non serve più (…cosí tanto)
(cit. Lorenzo Tosa)
Ragazzi, qui ci vuole una bella analisi del voto, di quelle gravi, ponderose.
Popopopopopo – popopopopo – popopopopoopo!!!!